
OGNI SCUSA è buona per creare la “rottura” dell’attuale maggioranza, nata in un parlamento che da più di un anno non rappresenta assolutamente come si esprimerebbero gli elettori se andassimo a votare…… ma se adesso andassimo al “voto” cosa succerebbe :
- Con il “Rosatellum” la Coalizione di CDX+Lega vincerebbe sicuramente le elezioni e buona parte dei collegi uninominali che nel 2018 permisero al movimento 5 stelle di incrementare notevolmente la rappresentanza parlamentare, andrebbero appunto al CDX
- Renzi e Calenda, nel contempo, sono usciti dal PD e potrebbero organizzare una NUOVA coalizione di “centro” con buona parte dei “forzisti” stanchi di essere schiacciati dalla Lega
- I 5 stelle, andando da soli, segnerebbero la loro sparizione (o quasi), riuscirebbero sicuramente a superare la soglia del 3% per eleggere un drappello di pentastellati tra camera e senato…… e poco più
- La Meloni – forte degli ultimi risultati raggiunti dal suo partito in Emilia Romagna e Calabria, non starebbe di certo alle “dipendenze” della Lega….. costringendo Forza Italia e Cambiamo di Toti ad accontentarsi di pochi deputati e senatori nei collegi uninominali…… sperando che i due partiti nati dalla scissione “azzurra” riescano a superare la soglia del 3%
TUTTO CIO’ PREMESSO sono quasi certo che gli attuali parlamentari faranno di tutto per non andare al voto, non solo (ma sopratutto) per questioni legate allo stipendio “lauto” che smetterebbero di percepire, ma sopratutto perchè nel frattempo, dovranno essere nominati tantissimi presidenti e membri di CDA ben pagati, dall’attuale maggioranza “sinistrorsa”.
MA FACCIAMO CHIAREZZA SUL TEMA DEL TAGLIO DEI PARLAMENTARI :
Col passaggio dagli attuali 945 ai futuri 600, il numero dei parlamentari subisce un taglio del 36,5%.
Con la legge costituzionale a firma di Riccardo Fraccaro, approvata dal Parlamento in quarta lettura, si riduce il numero di senatori da 315 a 200 (esclusi i senatori a vita) e quello dei deputati da 630 a 400. Una rivoluzione del sistema di rappresentanza, ecco cosa cambia:
REFERENDUM ED ENTRATA IN VIGORE In base all’articolo 138 della Costituzione dopo l’approvazione a maggioranza assoluta del taglia poltrone, se richiesto, la riforma dovrà essere approvata da un referendum confermativo. Per questo si dovrà attendere tre mesi, per dare modo a un quinto dei membri di una Camera, o 500 mila elettori, o cinque consigli regionali, di chiedere la consultazione popolare. Se questo dovesse succedere, si voterebbe a maggio-giugno 2020: poi, in caso di conferma del testo, scatterebbero i 60 giorni concessi al governo per ridisegnare i collegi arrivando così a settembre 2020. In caso di conferma la proposta di legge entrerà in vigore e saranno modificati gli articoli della Costituzione 56 e 57 che determinano il numero dei parlamentari.
LA QUESTIONE DELLA RAPPRESENTANZA Con il taglia poltrone a Camera e Senato si riducono anche i seggi dei parlamentari eletti all’estero. I deputati passano da 12 a 8 e i senatori, da 6 a 4. Per quanto riguarda l’Italia a Montecitorio ora ci sarà un deputato per ogni 151.210 abitanti (oggi 96.006) e a Palazzo Madama un senatore per ogni 302.420 abitanti (ora 188.424).
A livello territoriale per entrambi i rami del parlamento si avrà una riduzione delle circoscrizioni, ad esempio alla Camera la circoscrizione Sicilia 1 passerà da 25 a 15 deputati, Lazio 2 da 20 a 12, mentre Umbria e Basilicata passeranno da 7 a soli 3 eletti. Una taglio che toccherà anche le regioni del Nord e del Sud con il Friuli che avrà un taglio del 42,9% dei rappresentanti in Senato, mentre alla Camera la sforbiciata arriverà al 38,5%.
CORRETTIVI DELLA MAGGIORANZA L’accordo di maggioranza sul pacchetto di ‘correttivi’ da affiancare al taglio dei parlamentari prevede prima di tutto una nuova legge elettorale. Il testo, secondo l’accordo, dovrà essere presentato entro breve……. ma al momento non è stato ancora deciso su quale sistema convergere. Il Partito democratico, viene spiegato, sponsorizza una base proporzionale con un doppio turno con premio nazionale. Dovranno altre sì essere presentate le modifiche per fare in modo che i presidenti di Regione siano presenti in Senato quando si discutono le leggi sull’autonomia differenziata e la sfiducia costruttiva a camere riunite. Inoltre dovranno essere avviate tre riforme costituzionali: modifica della base territoriale di elezione del Senato (da regionale a circoscrizionale come alla Camera); rendere uniforme l’elettorato attivo e passivo dei due rami del Parlamento (18 e 25 anni sia per Camera che per Senato); infine la diminuzione, a fronte del taglio dei parlamentari del numero di delegati regionali per l’elezione del capo dello Stato.
RISPARMIO La riduzione di 230 deputati porterà un risparmio di 52,9 milioni di euro ogni anno, mentre in Senato, con un taglio di 115 membri circa 28,7 milioni di euro ogni anno. Tra Camera e Senato, quindi, i risparmi sarebbero 81,6 milioni di euro ogni anno.
IL RAFFRONTO CON L’EUROPA
A oggi la Camera, con 630 eletti, è tra le “Camere basse” in Europa con il numero maggiore di deputati. Solo il Bundestag tedesco ha un numero maggiore di eletti (709), così come la Camera dei Comuni del Regno Unito, con 650 componenti.
AD MAJORA
Giorgio Cavazzoli
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