Domani saranno annunciati gli AIUTI DALLA U.E. a fronte della emergenza COVID-19

Innumerevoli volte, quando presidente della Bce, a Mario Draghi è stato chiesto come fosse stato possibile che le sole tre parole del “whatever it takes” fossero riuscite a fermare l’inarrestabile crisi dell’euro e del debito sovrano. Nel rispondere, Draghi sottolineava che quel suo storico discorso a Londra nel luglio del 2012 era stato pronunciato dopo che a giugno il Consiglio europeo aveva deciso di avviare l’Unione bancaria con la creazione del meccanismo unico di vigilanza, e dopo che il Meccanismo europeo di stabilità era stato appena allestito. Dentro una cornice europea rafforzata. La Bce agì in piena indipendenza con le OMTs ma quel che alla fine veramente funzionò fu lo sforzo corale di Bruxelles e Francoforte.

E così adesso, di fronte alla devastazione portata dall’epidemia del coronavirus che viene paragonata per gravità a quella del Grande Crisi del 2008-2012, i mercati e il mondo intero si aspettano che l’Eurozona dimostri ancora una volta di essere in grado di intervenire in maniera tempestiva con una vasta gamma di misure articolate a tutti i livelli: stimoli fiscali nazionali, già in corso anche se per ora modesti, azioni e strumenti concordati a livello di Eurogruppo e interventi da parte della Bce. Ed è questo che potrebbe emergere tra domani, con una conference call tra i ministri delle Finanze dei 19, e giovedì alla riunione del Consiglio direttivo della Bce, seguita dalla conferenza stampa di Christine Lagarde.

I fronti sui quali l’Eurozona è chiamata ad agire, sul breve e sul lungo termine date le infinite incertezze legate al coronavirus, spaziano dagli investimenti massicci nelle infrastrutture, a cominciare dai sistemi sanitari, al sostegno all’occupazione e alle imprese, dalle più grandi alle più piccole, anche con garanzie pubbliche, alle iniezioni di liquidità e di fiducia per le banche e per i mercati finanziari.

Ieri il presidente Emmanuel Macron ha esortato a un maggiore coordinamento europeo nella lotta contro il coronavirus e il suo ministro delle Finanze Bruno Le Maire si è spinto fino a proporre un allentamento dei requisiti sulle sofferenze bancarie per evitare che i rubinetti del credito si stringano proprio adesso che serve di più alle aziende tramortite dal crollo combinato dell’offerta e della domanda.

La Bce, che prima con Draghi e ora con Lagarde esorta Bruxelles a rafforzare l’efficacia della politica monetaria con adeguate misure di bilancio, è pronta comunque a fare la sua parte perché la sua cassetta degli attrezzi ha potenzialità infinite: può aumentare la portata dei prestiti mirati TLTRO ed estenderne la durata e allentarne le condizioni sempre rivolgendosi a tutte le aziende, può potenziare il QE già in corso, può tagliare i tassi perché non c’è limite al lower bound. E può anche intraprendere strade nuove, come gli acquisti degli Etf (seguendo l’esempio della Banca del Giappone). L’helicopter money, che qualcuno inizia già a invocare, può essere fatto dagli Stati: solo i governi sono in grado di mettere il denaro direttamente nelle tasche dei cittadini.

Sul fronte dei contatti diplomatici per mettere a punto un piano coordinato di stimoli fiscali da parte dei governi, più che un Consiglio europeo dedicato al nuovo bilancio Ue quello del 26 marzo si preannuncia già come un vero e proprio “consiglio di guerra” per fare il punto sulle misure sanitarie ed economiche necessarie a contrastare l’epidemia da coronavirus. In vista del Consiglio europeo il presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte ha in programma per il 17 marzo una colazione di lavoro a Berlino con la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Bilancio, flessibilità e crisi libica al centro dei colloqui ma il focus principale anche in questo caso sarà il coronavirus e la collaborazione tra strutture sanitarie europee. Sia Conte a livello di primi ministri sia il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Piero Benassi con gli omologhi europei stanno scambiando in queste ore informazioni sulla diffusione dell’epidemia. Coordinamento che vede molto attivo anche il ministro degli Esteri Luigi di Maio anche se il capo della Farnesina ha cancellato la missione di oggi a Skopje sull’allargamento e la sua partecipazione giovedì al Consiglio Esteri.

Nello stesso tempo Di Maio, d’accordo con il segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni ha sospeso tutte le missioni dei funzionari della Farnesina, introdotto misure restrittive per gli ingressi al ministero e turni per i funzionari. Secondo Di Maio, intervistato da un giornale spagnolo, «l’Europa non dovrebbe solo unire le forze sulla flessibilità di bilancio, ma dovrebbe mettere le menti migliori di ogni Paese a lavorare contro il coronavirus, sperimentare più velocemente e studiare un futuro vaccino. Se il coronavirus ferma l’Italia, l’Europa muore». Un altro grillino come Alessandro di Battista se la prende invece con l’ordine del giorno dell’Eurogruppo del 16 marzo che vede «prima l’approvazione del Mes, poi il backstop per mettere al sicuro le grandi banche e infine, se resta tempo, l’emergenza coronavirus». Anche il Capo delegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo Carlo Fidanza e il Co-Presidente del gruppo ECR Raffaele Fitto chiedono a Conte e Gualtieri di manifestare l’indisponibilità dell’Italia all’attuale riforma del Mes.

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