
Sarà un vertice importante, ma forse non risolutivo, quello di giovedì prossimo tra i capi di Stato e di Governo dell’Unione europea. In ogni caso servirà per fare chiarezza su alcuni aspetti della risposta europea allo shock economico provocato dalla pandemia influenzale. Si rafforza l’idea che a mobilitare il denaro in vista del rilancio sarà il bilancio comunitario. Resta da capire come il futuro fondo per la ripresa verrà finanziato: con emissioni della Commissione europea o congiunte dei Paesi membri?
Parlando ieri a Berlino durante una conferenza stampa, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha ammesso che il prossimo bilancio comunitario settennale «sarà totalmente diverso» da quello attuale, che copre il periodo 2014-2020. Ha anche sottolineato che sarà anche «più grande» di come immaginato prima della pandemia provocata dal virus Covid-19 (è da ricordare che in febbraio i Ventisette non riuscirono a mettersi d’accordo su una bozza di bilancio 2021-2027).
«La Germania non solo vorrebbe essere solidale, ma lo sarà – ha aggiunto la signora Merkel –. Deve però esserlo nella cornice degli attuali Trattati europei, e con uno sguardo a tutti gli Stati europei». Ancora una volta, la cancelliera ha voluto ribadire di guardare con cautela all’idea di una mutualizzazione dei debiti pubblici e anche alle emissioni congiunte di debito pubblico. Mancano agli occhi tedeschi le premesse giuridiche prima ancora che politiche.
Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, il bilancio comunitario è ormai ritenuto «la spina dorsale» – dice un funzionario europeo – della risposta allo shock economico di queste settimane. Lo strumento raccoglie l’unanime consenso dei Ventisette. Attualmente il bilancio settennale ha un valore di circa 1.000 miliardi di euro, pari all’1% del prodotto interno lordo dell’Unione.
L’obiettivo è grosso modo di raddoppiare l’ammontare (alcuni Paesi sono più ambiziosi di altri proponendo fino a 1.500 miliardi). Il problema è di trovare nuove forme di finanziamento rispetto ai classici contributi nazionali che in questa fase sono chiaramente insufficienti. Una possibilità è di finanziare la nuova posta di bilancio raccogliendo denaro sui mercati attraverso la Commissione europea, secondo gli articoli 112 o 222 dei Trattati.
Poiché lo spazio di indebitamento di Bruxelles è limitato, la Spagna ha proposto ieri un fondo di 1.000-1.500 miliardi che raccolga «debito perpetuo attraverso le istituzioni comunitarie», garantito da «meccanismi già esistenti» e che distribuisca non prestiti ma sussidi. Dal canto suo, invece, la Francia propone un fondo finanziato con emissioni comuni e garanzie congiunte degli Stati membri. Il fondo à la française prevede anch’esso la distribuzione non di prestiti ma di sovvenzioni. Non vi sarebbe mutualizzazione dei debiti, né passati né futuri, assicura Parigi. Il denaro verrebbe rimborsato secondo una precisa chiave di contribuzione.
Secondo le informazioni raccolte ieri a Bruxelles, le proposte di Madrid e Parigi non piacciono a numerosi Governi che preferiscono la prima soluzione, ossia denaro raccolto dall’Esecutivo comunitario. Si tratta però di rafforzare lo spazio di indebitamento di Bruxelles, magari con nuove garanzie statali; oltre che decidere la durata del fondo all’interno del bilancio e se questo possa distribuire non solo prestiti ma anche sovvenzioni (quest’ultima ipotesi non piace ad alcuni Paesi).
In ultima analisi, i Ventisette dopodomani dovrebbero dare mandato alla Commissione di preparare una proposta di un fondo per la ripresa incentrata sul bilancio comunitario e che venga incontro alle richieste nazionali di uno strumento tempestivo e generoso. Lo schema potrebbe essere presentato il 29 aprile ed essere poi oggetto di una nuova discussione tra i Paesi membri. Riassume un funzionario europeo: «Si spera che questa settimana i leader possano dare le prime indicazioni a grandi linee sugli ammontari, sulle fonti di finanziamento e sulla destinazione da dare al denaro e a quali condizioni».
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