Liquidità, le banche al rilancio

Un rafforzamento del meccanismo dell’autocertificazione anche per i prestiti superiori ai 25mila euro e una tutela sotto il profilo penale dell’erogazione del credito, solo durante l’emergenza Covid-19,anche per i finanziamento non garantiti al 100%. È quanto ha sollecitato ieri il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, nell’audizione alla commissione di inchiesta sulle banche. Il problema che si sta ponendo per finanziamenti, pur garantiti tra il 70 e il 90% dallo Stato, attraverso il fondo per le Pmi o la Sace, non è di facile soluzione.

La questione non è tanto che le banche devono fare le istruttorie sul merito di credito e questo fa perdere tempo. Il nodo che sta venendo al pettine in questi giorni per molti istituti di credito è un altro: i punti di riferimento per valutare la sostenibilità del business di un’impresa – e dunque la probabilità che ripaghi il suo debito – saranno stravolti dal mondo che ci ritroveremo di fronte nella Fase 2. Un esempio banale: fino a ieri per valutare il business di un albergo bastava calcolare un determinato tasso di riempimento delle stanze in un determinato margine temporale. Ma oggi come si fa a fare questo calcolo? Gli alberghi, ammesso che riescano a aprire, quanto potranno riempire per garantire il distanziamento anche negli spazi comuni? Le banche non possono avere visibilità su quello che accadrà e dunque il rischio che si assumono non è quantificabile. «Sull’estensione dell’autocertificazione forniremo le nostre proposte nell’audizione sulla conversione del decreto liquidità (prevista oggi, ndr) – ha detto Sabatini -. Pensiamo a una riduzione delle incombenze per l’analisi del merito di credito, sulla base dell’esperienza di altri paesi, come la Germania dove le valutazioni sono su documenti forniti dall’impresa e non sul merito di credito».

Questo percorso alleggerito dovrebbe valere a maggior ragione per i prestiti fino a 100mila euro, sui quali si sta studiando di eliminare la procedura di istruttoria. Sabatini ha inoltre proposto l’estensione dell’articolo 217 bis legge fallimentare alla finanza fornita in questa fase di emergenza alle imprese: prevede l’esenzione dalla contestazione del reato di bancarotta per operazioni come il concordato preventivo o la ristrutturazione crediti omologati. Il dg Abi ha annunciato che la task force con il Mise, Mef, Sace e fondo per le Pmi intende semplificare al massimo anche le procedure per la richiesta dei prestiti entro 25 mila euro garantiti al 100% dallo Stato: l’obiettivo è ricondurre all’autocertificazione tutta la documentazione necessaria, anche quella relativa al reddito o al fatturato 2019 sul quale calcolare la soglia massima del 25% per avere il finanziamento. Non servirà dunque presentare i bilancio o la dichiarazione dei redditi. «I 25mila euro sono nuova finanza e lo ribadiremo ai nostri associati», ha detto il dg spiegando che le banche che proponessero operazioni di rifinanziamento a fronte di queste erogazioni adotterebbero «comportamenti scorretti che devono essere individuati e sanzionati dalle autorità competenti».

Nel frattempo ieri il ministro per lo Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, ha annunciato che le richieste arrivate al fondo per le Pmi per le operazioni sui 25 mila euro martedì erano pari a 1.055 per un valore di circa 24 milioni. Ieri sera il dato dovrebbe essere salito attorno a 1.600. Nel corso della settimana i volumi potrebbero aumentare sensibilmente perché partiranno gli invii massivi automatici che potranno avvenire anche nel corso della notte, quando le connessioni sono meno sature. Patuanelli ha spiegato che le operazioni garantite sulla base del decreto Liquidità sono 14.723 per un valore complessivo di circa 2 miliardi. Le moratorie fatte dalle banche al 3 aprile erano 664.550, di cui 227 mila per famiglie e professionisti. Ieri Abi ha annunciato un nuovo accordo con le associazioni dei consumatori per estendere le moratorie (12 mesi) anche ai finanziamenti diversi dal mutuo per l’acquisto per la prima casa e anche per i mutui che non rientrano nelle condizioni previste dal fondo Gasparrini.

Sabatini ha rivelato che su tutte le operazioni garantite dallo Stato e veicolate dalla banche, in Italia e negli altri paesi europei, la Bce ha avviato un monitoraggio per raccogliere i dati. In Italia questo monitoraggio è affidato alla Banca d’Italia: un primo bilancio potrebbe essere fornito nel corso del fine settimana attraverso la task force. Sabatini ha infine affermato che le risorse stanziate per il decreto Liquidità potrebbero non essere sufficienti a coprire le domande potenziali, ma le banche si muovono facendo affidamento su un loro rafforzamento.


l’intervistaFederico Sutti (Dentons). La proposta di modifica al decreto liquidità per favorire i trasferimenti alle imprese«No all’istruttoria, sì all’autodichiarazione»

«Per come è scritto il decreto, c’è il serio rischio che di liquidità alle imprese ne arrivi poca e in ritardo. A mio avviso servono alcune modifiche urgenti, in particolare per i finanziamenti concessi con garanzia di Sace, se vogliamo evitare una catena di fallimenti». Federico Sutti è il managing director per l’Italia dello studio legale internazionale Dentons. Gli abbiamo rivolto alcune domande sulla complessa applicazione della norma.

Il decreto è appena entrato in vigore e già si alzano proteste dalle imprese ma anche dalle banche. Cosa non sta funzionando?

Il primo problema è che attualmente la norma obbliga le banche a fare complesse istruttorie sul merito creditizio di ogni società e questo implica tempi lunghissimi e non compatibili con le necessita effettive ed un esito incerto, per non citare i rischi di possibili responsabilità? civili e penali che potrebbero derivare, ex post, dalla concessione di linee ad aziende che dovessero poi diventare insolventi.

Come si può risolvere?

Il sistema dovrebbe essere al contrario “automatico”, come per esempio avviene in Francia. In sostanza ogni società ? dovrebbe essere tenuta a fare un’autodichiarazione, dichiarando quale sia l’importo del fatturato perso nei mesi di marzo, aprile e (probabilmente) maggio 2020 rispetto al medesimo periodo nel 2019. La percentuale potrebbe essere diversa a seconda dei settori merceologici coinvolti, tenendo conto che ci sono settori piu colpiti di altri.

Quindi senza istruttoria bancaria?

Sulla base di questa autodichiarazione, l’erogazione e la garanzia devono operare “automaticamente” senza valutazione del merito di credito in capo alla banca e per una percentuale della perdita di fatturato. Inoltre, considerato che i fondi disponibili sono limitati rispetto ai possibili fabbisogni, occorre evitare che le risorse siano usate da chi non ne ha effettivamente bisogno: l’intervento dovrebbe essere pertanto limitato all’importo del minor fatturato registrato dall’azienda richiedente nei mesi di marzo e aprile 2020 e probabilmente anche maggio 2020 rispetto al corrispondente periodo del 2019, indicando una percentuale per tale differenza con anche un limite massimo.

Ma perché i tempi dell’istruttoria delle banche sono così lunghi?

Non si tratta di valutare solo il merito di credito. Spesso serve anche il waiver, diciamo il via libera, delle altre banche che cofinanziano l’impresa. In condizioni normali, il waiver arriva in qualche settimana ma, davanti a decine di migliaia di pratiche, è inevitabile che i tempi si allunghino.

Come si può risolvere questo ulteriore intoppo?

Dovrebbe essere prevista, ex lege, una facoltà?di derogare a tutte le previsioni contrattuali che limitano la facolta? di un’azienda di ricorrere a nuovo indebitamento. Per di più richiedere agli istituti di credito di valutare se concedere o meno un waiver sul nuovo indebitamento rischia di mettere a carico delle banche una valutazione anche prognostica molto difficile e complessa. Il waiver ex lege dovrebbe operare automaticamente per tutti i finanziamenti concessi in esecuzione del Decreto Liquidità.

Concedere credito senza istruttoria non espone al rischio che ne benefici anche chi non ne avrebbe diritto o che si inserisca la criminalità?

Occorre un presidio di sanzioni di natura civile e penale per le aziende che facciano dichiarazioni non corrette e/o false, prevedendo che in tale eventualita? il finanziamento diventi immediatamente rimborsabile e con l’applicazione di un tasso di interesse rilevante applicabile anche retroattivamente dalla data di concessione del finanziamento in modo da disincentivare le richieste infondate. Inoltre la nuova liquidita? non puo? essere utilizzata per rimborsare finanziamenti soci o anticipare il rimborso di linee di credito gia in essere, mentre può essere utilizzata per pagare le rate dei mutui che scadono di volta in volta. Resta chiaramente il divieto di distribuire dividendi non solo per il 2020, ma per i 2 anni successivi.

Alla liquidità garantita dallo Stato non possono accedere aziende in crisi temporanea che erano classificate dalle banche come Utp prima di fine febbraio. È d’accordo?

Se erano in crisi prima, figuriamoci ora senza liquidità. No, credo che si debba rivedere l’esclusione che e stata operata dal Decreto Legge per le posizioni che al 29 febbraio 2020 erano qualificate come esposizioni deteriorate; si potrebbe valutare, a prescindere dalla classificazione delle singole posizioni, di erogare o meno la nuova finanza prevista dal Decreto Liquidità in presenza di determinati parametri, eventualmente utilizzando le banche dati disponibili tramite Cerved.

Il decreto prevede deroghe all’abbattimento del capitale per perdite delle imprese fino al 31 dicembre 2020. E poi cosa accadrà?

Se la norma non cambia, da gennaio 2021 avremo migliaia e migliaia di aziende in procedura concorsuale. Considerato che gli effetti della crisi saranno lunghi, bisogna prevedere che per un certo periodo di tempo i finanziamenti concessi nell’ambito del Decreto Liquidita? siano “trattati” off balance sheet ai fini della redazione dei bilanci di esercizio, della valutazione del patrimonio netto anche ai fini civilistici, nonche? in relazione agli indicatori di insolvenza in modo tale da sterilizzare, fino alla scadenza della linea di credito concessa, le relative posizioni.

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