
E’ morto Roberto Maroni, 67 anni, ex segretario leghista, governatore lombardo e ministro dell’Interno e del Welfare. E’ quanto si apprende dagli amici e dal partito.
Quante vite, Bobo. Tre volte ministro e una volta vicepremier, segretario della Lega autodimesso senza che nessuno glielo chiedesse, governatore che improvvisamente lasciò la sua Lombardia. Controcanto perenne di chiunque guidasse la Lega, persino quando a guidarla era lui: «Ah! Ci fosse un segretario…». Il “barbaro sognante” che mai rinunciò a ricordare di essere, soprattutto, «un velista» e un «soul boy».
Non c’era, Roberto Maroni, quel 12 aprile 1984 quando a Varese fu fondata da Umberto Bossi la “Lega autonomista lombarda”. Di Bossi era il miglior amico, con lui aveva già fondato la Società Cooperativa Editoriale Nord Ovest, insieme facevano notte a discutere o a far gran scritte sui muri, perché i muri «sono i libri dei popoli». Si erano conosciuti perché il futuro capo della Lega aveva letto una lettera di Maroni alla Prealpina contro una lottizzazione a Lozza, la piccola patria “del” Bobo.
Una preghiera 🙏 per Bobo
NOTIZIE
Le condizioni di Maroni, a lungo tempo numero due di Umberto Bossi, si sono aggravate nella notte tra lunedì 21 e martedì 22 fino a portarlo al decesso nelle prime ore della mattina. Nel gennaio 2021 ha avuto un mancamento ed ha battuto la testa cadendo a casa sua tanto che il 9 maggio dello stesso anno il quotidiano Libero con un articolo a firma di Renato Farina fu il primo a parlare apertamente di tumore.
Dopo una serie di esami i medici hanno poi deciso di operarlo alla testa presso l’istituto neurologico Besta e, nonostante il riserbo sulla malattia, fu diramato un comunicato stampa da parte della direzione sanitaria dopo tale operazione: “In merito alle condizioni cliniche di Roberto Maroni, sottoposto oggi a un intervento presso la Fondazione Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’, la direzione sanitaria dell’istituto informa che le condizioni cliniche del paziente sono soddisfacenti e che lo stesso è sveglio e cosciente. In accordo con la famiglia non saranno diramati altri bollettini medici in assenza di significativi sviluppi”. La famiglia ha sempre mantenuto il riserbo sulle sue reali condizioni e su quale fosse la malattia.
“Questa notte alle 4 il nostro caro Bobo ci ha lasciato. A chi gli chiedeva come stava, anche negli ultimi istanti, ha sempre risposto ‘bene’. Eri così Bobo, un inguaribile ottimista. Sei stato un grande marito, padre e amico” hanno scritto questa mattina i suoi cari. “Chi è amato non conosce morte, perché l’amore è immortalità, o meglio, è sostanza divina. Ciao Bobo”, concludono.
Volto storico del Carroccio e già ministro dell’Interno nei governi Berlusconi I e Berlusconi IV, Roberto Maroni è stato presidente della Regione Lombardia dal 2013 al 2018. Assieme a Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago, divenne parte del triunvirato formatosi ad aprile 2012 fino al congresso della Lega Nord per sostituire la carica di segretario del partito dopo che il leader Umberto Bossi venne coinvolto in un’inchiesta giudiziaria per l’accusa di appropriazione indebita dei rimborsi elettorali. Poi a luglio dello stesso anno venne eletto al congresso come segretario federale della Lega Nord dal 1 luglio 2012 al 15 dicembre 2013. A dicembre subentrò Matteo Salvini alla guida del partito. Alle regionali in Lombardia del 2013 venne eletto con il 42,8% dei voti, per poi non ricandidarsi alle successive elezioni del 2018.
È stato ministro dell’Interno e vicepremier tra il 1994 e il 1995, poi è tornato al Viminale nel triennio 2008-2011. Maroni è stato anche ministro del Lavoro per 5 anni (2001-2006), durante l’esecutivo più longevo della storia italiana. Oggi, dopo la notizia della morte, l’attuale leader della Lega Matteo Salvini lo ha ricordato così sui social: “Grande segretario, super ministro, ottimo governatore, leghista sempre e per sempre. Buon vento Roberto”.
Della sua famiglia non si è mai detto molto. Maroni non ha mai voluto condividere informazioni private e questo aspetto della sua vita è rimasto tale fino all’ultimo. Sposato con Emilia Macchi, suo enorme punto di riferimento e quasi “musa ispiratrice”, la loro relazione è durata per tutta la vita. Del resto, si erano conosciuti proprio durante gli anni del liceo, il Liceo Ginnasio Statale Ernesto Cairoli di Varese. Maroni ha incontrato Macchi tra i banchi di scuola del liceo classico. La loro unione si è consolidata nel tempo: si sono sposati, hanno avuto tre figli: Chelo, Filippo e Fabrizio.
Maroni così come i suoi familiari hanno seguito la strada del riserbo, evitando accuratamente di condividere troppe informazioni. Emilia Macchi, discreta e lontana dal mondo dei riflettori, ha lavorato presso l’Alenia Aermacchi, società del gruppo Finmeccanica. Il figlio Filippo pareva essere predestinato a seguire le orme del celebre papà: la scelta di fare politica studentesca, al liceo scientifico Galileo Ferraris di Varese, aveva attirato l’attenzione, ma poi la decisione di concentrarsi sugli studi ha spento i riflettori e di lui. Negli ultimi anni è diventato noto l’altro figlio, Fabrizio Maroni, per la sua scelta di entrare in politica. Tuttavia, non con le stesse “vedute”: si era candidato alle comunali di Lozza, dove risiede la famiglia, in una lista sostenuta dal centrosinistra. All’epoca, il figlio aveva detto: “In casa sono cresciuto assolutamente libero di poter avere le mie idee“. Il padre Roberto lo aveva di fatto appoggiato, rimandando il ritratto di un uomo che ha avuto a cuore la sua famiglia, e il rispetto di diversi ideali all’interno della stessa.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.