
Il nuovo messaggio, il Vangelo, è l’evento più rivoluzionario della storia dell’Umanità. L’annuncio del Vangelo non spetta solo alla Chiesa e ai religiosi, e non si traduce solo nella predica, nella perorazione, nella proclamazione della Parola o nella celebrazione pubblica. In realtà annunciare il Vangelo significa anche, da parte dei laici cristiani impegnati nella società, semplicemente riconoscere pubblicamente e apertamente che le proprie scelte sono orientate, ispirate e conformi al Vangelo. Senza bigottismi o invasamenti mistici, visionari o integralisti, ma con la semplicità di chi riconosce che le sue azioni sono guidate da un’etica ben precisa e non dalla semplice logica del compromesso o, peggio, del tornaconto o del potere.
Il fedele laico assume la responsabilità di dichiarare pubblicamente che alcune sue scelte non sono derivate da un calcolo politico, vale a dire da una necessaria negoziazione o mediazione con altri interessi, ma da un’adesione piena e indefettibile a Principi irrinunciabili.
Solo un laicista, come insegna il papa emerito Benedetto XVI, e non un laico interpreta ciò come supina adesione a un ordine esterno (proveniente dai “preti”), il vero laico sa che ciò invece significa seguire la propria coscienza senza timori.
Dai politici cattolici ci aspettiamo, quindi, una decisa, precisa e chiara presa di posizione sulla propria adesione alla Fede e al Vangelo nella prassi politica.
Non accettiamo i contorsionismi e contorcimenti del “ma-anchismo” finalizzato a non scontentare i non credenti per non perdere voti. Il politico cattolico non ha timore di dichiararsi, di coinvolgersi anche a costo di perdere qualche voto e di non ricoprire mai cariche di potere. Del resto, si è detto, la politica è servizio, ma non certo servizio per se stessi.
Vogliamo che i politici cattolici professino espressamente la loro adesione alla Dottrina Sociale Cristiana, all’economia sociale di mercato e ai Principi irrinunciabili scaturenti dal messaggio biblico ed evangelico.
Se dunque annunciare il Vangelo, significa anche e soprattutto per noi semplici fedeli testimoniare che le nostre scelte sono guidate dal Vangelo, ciò impone a noi e ai nostri politici di praticare la parresia, cioè il diritto dovere di dire la verità, o per lo meno ciò che noi riteniamo essere la verità alla luce del Vangelo.
“Il vostro parlare sia chiaro: si si, no no” intima il Vangelo e così il messaggio divino s’inserisce e si storicizza nella tradizione democratica ateniese nella quale la parresia costituiva uno dei tre pilastri di base.
La verità vi farà liberi, ci è stato detto. E’ stata una presa in giro? Nella realtà occorre mentire e ingannare gli elettori? Sussiste una doppia morale per i nostri politici? La mai risposta a tali domande è no.
Ad maiora
Giorgio Cavazzoli
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