
Chiara Lubich, all’anagrafe Silvia Lubich (Trento, 22 gennaio 1920 – Rocca di Papa, 14 marzo 2008), è stata un’insegnante e mistica italiana, fondatrice del Movimento dei focolari che ha come obiettivo l’unità tra i popoli e la fraternità universale.
Figura carismatica, sin dai primi anni Quaranta ha rotto stereotipi della figura femminile, portando la donna a una dimensione sociale e a un ruolo nella Chiesa cattolica allora inediti[1].
Divenne nota per il costante impegno a gettare ponti di pace e di unità tra persone, generazioni, ceti sociali e popoli, coinvolgendo persone di ogni età, cultura e credo ed è considerata una figura rappresentativa del dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale[2], come riconosciuto dall’UNESCO che le ha conferito il Premio per l’Educazione alla pace 1996, dal Consiglio d’Europa col Premio Diritti Umani 1998 e da numerosi altri riconoscimenti a livello culturale e sociale[3][4][5].
È entrata nella storia della spiritualità contemporanea[6] fra i maestri e mistici[7][8] per la genuina ispirazione evangelica, la dimensione di universalità e l’incidenza culturale e sociale che caratterizzano il suo carisma, la sua spiritualità, il suo pensiero e la sua opera.
Nel 2004, in risposta agli interrogativi sul futuro della società sempre più multiculturale e multi-religiosa, nella Westminster Central Hall di Londra, di fronte a un folto pubblico interreligioso, prospetta non la fine di una civiltà, ma “la nascita di un mondo nuovo”: l’unità della famiglia umana, dove popoli e culture saranno tessere di quel mosaico disegnato da Dio sin dall’origine della creazione[80].

Con atei, agnostici, indifferentiModifica
Chiara apre il dialogo anche con persone senza convinzioni religiose. Vi dà impulso nel 1978 inaugurando il Centro per il dialogo con «i non credenti», poi rinominato dialogo con persone senza riferimento religioso. In occasione del loro primo congresso nel 1992, afferma che «sono parte essenziale del Movimento dei Focolari, perché i valori di solidarietà e giustizia che promuovono, concorrono al progetto di unità a cui mira la sua opera»[81][82].
Gli ultimi anniModifica
La sua biografia rivela un volto intimo di ciò che nel linguaggio della mistica, da San Giovanni della Croce in poi, passa sotto il nome di “notte oscura”[83] l’ultima nuova grave prova interiore a conclusione della vita (2004-2008), quando, a Chiara pareva che «Dio fosse tramontato, come il sole che scompare all’orizzonte e non si vede più»[84].Una “notte” personale che, come si legge nel suo ultimo scritto del 2006, vedeva proiettata sulla «notte culturale della nostra epoca»[85].
All’inizio di febbraio 2008 viene ricoverata al Policlinico Gemelli, a Roma per una grave insufficienza respiratoria. Durante la degenza, le fa visita il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e riceve una lettera di papa Benedetto XVI. Il 13 marzo 2008, non essendovi più nessuna possibilità di intervento da parte dei medici, ottiene di essere dimessa. Si spegne il giorno dopo, 14 marzo, nella sua casa di Rocca di Papa, all’età di 88 anni. Le esequie sono celebrate a Roma il 18 marzo nella Basilica di San Paolo fuori le mura, presiedute dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Viene letto un nuovo messaggio di Papa Ratzinger[86]. Vi partecipano migliaia di persone, numerosi cardinali e vescovi, personalità civili e religiose, sia della Chiesa cattolica che delle diverse Chiese cristiane, e rappresentanti di altre religioni, che hanno dato la loro pubblica testimonianza[87].[88].
Processo di canonizzazioneModifica
Il 27 gennaio 2015, nella cattedrale di Frascati, ha avuto luogo l’apertura della sua Causa di canonizzazione con un messaggio di papa Francesco che ne evidenziava le motivazioni: «far conoscere la vita e le opere di colei che, accogliendo l’invito del Signore, ha acceso per la Chiesa una nuova luce sul cammino verso l’unità»[89].
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