
MODENA. UNA CITTA’ IN DIFFICOLTA’ CON MOLTE COSE CHE NON VANNO.
Auguriamoci di non sentire ancora il solito refrain da parte del sindaco Muzzarelli e dei suoi assessori di “Modena città smart, green, pulita, ordinata, efficiente e attrattiva” perchè non è proprio così.
Lo testimoniano i fatti, lo dicono i sindacati, le associazioni di categoria, i cittadini coi loro comitati di protesta, sorti un pò ovunque in città, segno inequivocabile di una insoddisfazione, di un malessere, di un disagio crescenti.
Per una serie di ragioni. A cominciare dalla cattiva qualità dell’aria che respiriamo (l’Istat ha collocato da tempo Modena tra le città più inquinate d’Italia e la prima in Regione per questo poco invidiabile primato) testimoniato del resto dai 18 sforamenti in un anno delle p.m. sopra il limite di legge e i continui inascoltati richiami di Arpae, mentre non si è fatto ancora nulla di concreto per avviare un efficiente sistema di trasporto pubblico nell’ambito della ‘mobilità sostenibile’ che è diventato anche questo un puro slogan propagandistico dalle parti di piazza Grande.
Per continuare con l’aumento ‘inaccettabile’ delle bollette energetiche di Hera che hanno messo in crisi famiglie e imprese, come hanno denunciato Cgil, Cisl e Uil, Confesercenti, Confcommercio, Lapam e Cna (il segretario Alberto Papotti ad esempio ha richiamato Hera “ai propri doveri di equità sociale”), ma anche le Polisportive cittadine che si vedono costrette a ridurre gli spazi di ritrovo di giovani e anziani e a spegnere il riscaldamento in pieno inverno (come ha ammesso il presidente di Spazio Coop Riccardo Breveglieri). Sull’argomento vi è stata anche una severa inattesa dichiarazione della consigliera regionale del Pd Francesca Maletti che ha definito “una provocazione” l’invito di Hera ai cittadini ad abbassare il riscaldamento, ricordando che si tratta di “una azienda partecipata dai Comuni, quotata in Borsa, i cui titoli e utili aziendali sono in continua ascesa per cui non si possono più chiedere sacrifici a cittadini e imprese, ma trovare invece soluzioni vere e concrete”. E qualche giornale ha ricordato che gli utili sono aumentati del 30 per cento rispetto al 2000 e anche gli stipendi milionari del direttore generale e dell’amministratore delegato. A questo proposito in consiglio comunale la Lega ha chiesto che la Giunta Muzzarelli “si coordini con gli altri Comuni aderenti ad Hera per trovare le misure necessarie per il congelamento delle bollette e la verifica dei comportamenti del vertice aziendale”.
Poi ci sono gli effetti negativi delle restrizioni delle attività dei locali pubblici, bar, ristoranti, hotel a causa della pandemia, che ha fatto sbottare Amedeo Faenza, presidente di Feralberghi-Confcommercio, in una dolorosa invocazione di aiuto: “Città, hotel e ristoranti vuoti, non ce la facciamo più, ma siamo costretti a pagare le tasse degli anni passati e anche quella sui rifiuti che non produciamo più. Acqua, gas, luce, sono aumentati del 70 per cento, i pubblici esercizi sono vuoti o quasi mentre le multiutility (controllate dai Comuni) continuano ad avere i loro ricavi e fanno anzi degli extraprofitti e tutto questo sulla pelle degli imprenditori e dei gestori”. E a tutto questo si è aggiunta la beffa rappresentata dal black out elettrico di qualche sera fa nella zona della Pomposa (la movida modenese) che ha messo al buio all’ora di cena tutti i locali della zona con giuste vivaci reazioni di Luca Marchini, una delle eccellenze del mondo culinario modenese, di Enrico Zanella del Cicchetto, di Giorgio Setti della Birreria Goblet, di Simone Cavalieri del Daisy, che hanno minacciato azioni legali per la perdita dei guadagni “perchè Hera – hanno spiegato – avrebbe dovuto prevedere in anticipo il prevedibile sovraccarico delle valvole in pieno inverno e nelle serate clou del sabato e della domenica sera”.
E ancora il tasto dolente dell’urbanistica e del consumo del suolo e della continua cementificazione del territorio con la protesta della Lega che accusa la Giunta di “non avere coinvolto le minoranze nelle scelte del Pug e di avere respinto tutte le sue proposte per la riduzione del consumo del suolo e sulla rigenerazione urbana (parole dei consiglieri Bosi e Rossini). Quindi la richiesta del Comitato di cittadini “Boschi a Modena” (presidente Emanuela Luppi) che invoca la creazione di un parco in via Amundsen a compensazione del cemento e dell’asfalto previsti per il nuovo Conad alla Madonnina. Ma per restare in campo urbanistico, vi sono poi le proteste dei residenti di via Gerosa alla Sacca per l’annunciato trasferimento della Moschea islamica da via delle Suore nell’area della ex Pro Latte, trasferimento che lascia perplessi per il flusso di islamici nelle ore di preghiera che andrà ad aggiugersi al traffico di auto e camion del nuovo Conad. “E’ necessario coinvolgere i residenti su questo trasferimento della Moschea – hanno detto il consigliere regionale dei Fratelli d’Italia Barcaiuolo e i consiglieri comunali Bosi (Lega) e Giacobazzi (Forza Italia), ma anche inaspettatamente i consiglieri del Pd Carpentieri, Venturelli e Lenzini che hanno chiesto pure loro alla Giunta Muzzarelli “un progetto serio, condiviso, che non gravi sulla qualità della vita dei residenti”. Ascoltare insomma la voce dei cittadini, come l’amministrazione dovrebbe fare, senza bisogno di sollecitazioni e proteste dei cittadini, sembrano dire. Ma anche sul rilancio dell’area della ex Manifattura Tabacchi, tante volte annunciato dal sindaco, tutto tace e tutto è fermo, con 70 appartamenti ancora vuoti e invenduti.
Resta poi completamente irrisolto il nodo della circolazione e della viabilità in città: le vie Giardini, Nonantolana, Morane, Ciro Menotti, le tangenziali per Sassuolo, Vignola e Carpi sono sempre intasate di auto in coda coi motori accesi e non solo nelle ore di punta. Una situazione di vera emergenza ambientale che trova il suo apice sulla via Emilia, est e ovest, sia in direzione di Reggio che di Bologna, con file interminabili di auto nei due sensi di marcia, con una impressionante mole di gas di scarico a danno dei residenti e dei passanti. E innumerevoli sono i documenti e le petizioni firmate dai cittadini e dai residenti inviate in Comune senza che abbiano ottenuto risposte e fatti concreti, ma solo le solite rituali stucchevoli promesse di fantomatici interventi. E ne sanno qualcosa coloro (e sono migliaia) costretti tutti i giorni a percorrere per motivi di lavoro la via Emilia dalla Madonnina in direzione di Reggio, ma anche sul lato opposto, da San Lazzaro verso Bologna. Dove qualcuno ha calcolato che per compiere i due chilometri dalla rotonda per Carpi e Vignola alla sede di Terracielo, occorre più di mezzora, a volte anche un’ora.
In una tutta la sua drammaticità si pone poi il problema delle Cra, le case di riposo gestite dalla Cooperative sociali convenzionate con l’Ausl, che si sono viste ‘scippare’ parte del personale con grave pregiudizio per la salute degli anziani ricoverati e la costernazione dei loro famigliar. Su questo argomento è intervenuto il consigliere provinciale di Forza Italia Antonio Platis ma anche (a sorpresa) le consigliere regionali del Pd Palma Costi e Francesca Maletti, a ulteriore testimonianza della gravità della situazione, che hanno denunciato l’immobilismo dell’Ausl modenese (secondo il direttore Brambilla “a Modena va tutto bene”), mentre invece secondo i consiglieri è l’Ausl che avrebbe scippato personale alle Cra.
Ciliegina sulla torta di questo ‘quadro’ non certamente idilliaco della Modena di oggi, il tasto dolente dell”industria della prostituzione’ come è stato amaramente definito, con la scoperta da parte della Questura di una vera e propria centrale operativa di smistamento internazionale delle prostitute, una sorta di cabina di regia dello sfruttamento di giovani donne dell’est europeo, pare 170, vittime del racket della prostituzione, gestito e diretto in un centrale operativa ospitata in un appartamento del centro storico di Modena, sotto la Ghirlandina, insomma, con sette persone al momento iscritte nel registro degli indagati.
Non ci facciamo insomma mancare proprio nulla a Modena perchè, oltre ai nostri storici piatti della buona cucina conosciuti in tutto il mondo per merito dei vari Fini, Oreste, Giusti, Bianca, Bottura, Marchini, eccetera ed essere considerati la capitale della Motor Valley per merito di Ferrari, Maserati, Lamborghini, Bugatti, ecco un altro trofeo, quello di città ‘Call center europeo’ della prostituzione.
Per questo i modenesi ironizzano quando sentono ripetere dai nostri amministratori comunali slogan chiaramente propagandistici, elettoralistici e di cattivo gusto su una città ‘amministrata bene’ che solo loro vedono.
Cesare Prandella 30 gennaio ’22
La Schlein….. Nel PD tutti l’aspettano….
LA SCHLEIN. NEL PD TUTTI L’ATTENDONO AL VARCO.
C’è un silenzio preoccupato all’interno del Pd dopo la elezione di Elly Schlein alla segreteria. E questo al di là della soddisfazione espressa (anche da Bonaccini) che è solo di facciata per compiacere stampa e iscritti.
Le preoccupazioni sono dell’ala riformista del partito, quella che è stata al governo negli ultimi dieci anni, da Renzi e Gentiloni fino a Letta, che ha avviato e sperimentato una collaborazione, dimostratasi utile al Paese, con il mondo imprenditoriale, specialmente qui in Emilia. E appena l’altra settimana, ad esempio, il presidente della Regione Bonaccini, l’avversario della Schlein, è volato in America (anche se il suo ufficio stampa ha cercato di tenere sotto traccia la notizia), con una delegazione di importanti industriali privati e pubblici per cercare accordi economici con l’industria americana dello spazio. Mai alla Schlein verrebbe in mente una cosa del genere anche se è una italo-americana con genitori docenti universitari proprio a New York.
I vari leader dell’ala riformista come Bonaccini e i sindaci di Bergamo Gori, Lo Russo di Torino, De Caro di Bari, Ricci di Pesaro, Nardella di Firenze, Gualtieri di Roma, sono giustamente preoccupati per l’annunciata svolta estremista e radicale della nuova segreteria, che prevede accordi elettorali con Conte e i 5Stelle, con una visione marxista-leninista del potere, opposta a quella seguita dal Pd di Veltroni per finire a quello di Letta, Bonaccini e soci che sono, per esperienza vissuta, contrari ad una deriva demagogica e populista, tardo sessantottina del loro partito, che lo condannerebbe a restare definitivamente in minoranza come è avvenuto in Francia per il massimalista Malenchon e in Inghilterra con Corbin.
E infatti si sono avute immediatamente le reazioni negative e contrarie dell’ala cattolica del Pd (almeno dei dirigenti più coraggiosi nel fare sapere il loro dissenso) quella di Beppe Fioroni, ex leader della Margherita, di Graziano Del Rio, di Andrea Marcucci, di Rosy Bindi, dell’ex ministro Guerini, di Silvia Costa, ma anche dell’indipendente Cottarelli ed altri, tra cui l’assessore regionale emiliano Felicori. E pure a Modena si è avuto un sussulto di orgoglio della componente ex Margherita avvenuto nel corso di un recente convegno dell’ala cattolica a Palazzo Europa. “Avere sciolto Ds e Margherita per diventare gregari di Conte, mi pare ridicolo – ha tuonato Fioroni -. Se siamo diventati ospiti sgraditi nel Pd, che lo so dica. Troppi nostri dirigenti vengono messi da parte o non votati in ogni provincia e per questo non ci sentiamo più a casa nostra”. Parole durissime seguite da quelle di altri dirigenti ex Margherita preoccupati che il Pd della Schlein diventi un partito radical-chic, demagogico, populista ed assistenzialista, più attento ai diritti civili che a quelli del lavoro e della difesa dei più deboli, timido e diviso sul sostegno all’Ucraina, fautore di un ambientalismo ideologico, difensore del reddito di cittadinanza (per fare concorrenza ai 5Stelle) nel quale la faranno da padroni i suoi fedelissimi come Boccia, Fratoianni, Bersani, Speranza, Zan, Provenzano, Boldrini, col trionfo di proposte come quella della maternità surrogata, definita negli ambienti cattolici ‘la mercificazione del corpo femminile’ e della liberalizzazione delle droghe leggere.
D’altra parte molti osservatori politici hanno definito la Schlein “tipico rappresentante della classe medio-alta, cittadinanza americana, naturalizzata svizzera, poliglotta, dunque molto urbanizzata e molto legata al jet-set, lesbica e bisessuale (come si è definita lei stessa), figlia di un ebreo aschenazita americano e di una madre italiana, entrambi docenti universitari a New York, con una sorella diplomatica italiana all’ambasciata di Atene. E lei rigorosamente anti-israeliana e filo palestinese”.
Se c’era insomma un candidato divisivo nella corsa alla segreteria, dopo la fallimentare gestione Letta, questo è parso proprio essere e sin dall’inizio Elly Schlein, definita sarcasticamente “un prodotto del laboratorio radical-chic della sinistra di potere, governativo e degli enti di Stato e della grande finanza internazionale che ha scambiato i diritti sociali con quelli civili, non seguendo i secondi e dimenticandosi dei primi”.
Essa entrò nel Pd di Veltroni, poi affiancò Civati e, infine, passò con Renzi, uscendone poi sbattendo la porta e rientrandovi due mesi fa alla vigilia del congresso. E in televisione si è definita “femminista, bisessuale, ecologista, pro Lgbtq e favorevole allo jus soli, allo jus schole e alla pillola abortiva” .
Non pare abituata (come è stato scritto) a frequentazioni proletarie non essendo mai entrata in un centro sociale, in una casa popolare, in una fabbrica. E pare non avere mai avuto problemi economici o come affrontare l’aumento del costo della vita.
Ecco perchè nel Pd tutti l’attendono al varco per capire come si muoverà tra i gruppi esistenti e sulla necessità di dare spazio alle componenti che non l’hanno votata, come Bonaccini e i suoi sostenitori e alla componente cattolica della Margherita.
Ma al seguito della italo-svizzera-americana (con tre passaporti in tasca) si sono immediatamente allineati tutti in coro i ‘condottieri’ dei salotti televisivi pubblici e privati come Fazio, Gramellini, Gruber, Berlinguer, Giannini, Formigli, Floris, Telese, Padellaro, Scanzi, Polito, Travaglio, Damilano, Mineo, Annunziata, Di Bella, Lerner, Caprarica, il capo delle sardine Sartori e i milionari Soros e De Benedetti. Ma, in contrapposizione a questo coro ipocrita, vi è stato il commento anticonformista di Ritanna Armeni, donna da sempre di sinistra e per anni al ‘Manifesto’: “Chi sia, cosa voglia fare e dove voglia andare non mi è chiaro anche se penso che per rifare un partito di sinistra non ne ha le basi sociali perchè non si è fatta le ossa qui e ha sbagliato quando alla domanda se era stata comunista, ha risposto dicendo di essere nata nel 1958. Si può prendere le distanze da quella esperienza ma non cancellare quella storia. Cosi come sbaglia quando urla contro la Meloni, che ha invece rotto un tabù: la prima donna premier in Italia che è, per giunta, di destra e non di sinistra e su questo sarebbe bene riflettere”.
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